Anche chi ha un rene solo per fare sport: è quanto emerso da un’analisi italiana pubblicata sulla rivista scientifica Nature Reviews Urology, che dimostra i benefici ottenibili con lo sport sia nei bimbi con terapie ancora in corso sia in chi è guarito.
“Circa un bambino su 1500 nasce senza un rene e sono circa 60 all’anno i nuovi casi diagnosticati in Italia di tumore di Wilms o nefroblastoma, che si manifesta in genere fra i 2 e i 5 anni – spiega Filippo Spreafico, pediatra all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e coordinatore dello studio – Fortunatamente, ricevendo le terapie più idonee al singolo caso e facendosi seguire in centri di esperienza, la gran parte dei piccoli pazienti riesce a guarire definitivamente e avere una vita normale”.
L’attività fisica può infatti offrire importanti benefici a bambini e ragazzi, soprattutto a chi è stato sottoposto a cure oncologiche. Nei pazienti affetti da malattia renale cronica, in particolare, evitare uno stile di vita sedentario è determinante.
Ma quali sono gli sport più adatti e quelli da evitare? Secondo i dati disponibili, le attività sportive associate a un aumento dei tassi di danno ai reni includono ciclismo, slittino, sci alpino, snowboard, equitazione e l’uso di veicoli fuoristrada o bici da cross. Al contrario, la pratica degli sport di squadra da contatto (inclusi calcio, pallavolo e basket) presenta rischi molto bassi di forte collisione fisica tale da indurre un trauma severo al rene.